Il Lago Maggiore e la storia della Famiglia Borromeo

Non si può pensare alla maestosità, all’eleganza e al fascino del lago Maggiore senza pensare alla nobile famiglia dei Borromeo, che hanno segnato la storia del luogo modificandone anche l paesaggio circostante. Un vero e proprio binomio indissolubile: senza il bacino lacustre non esisterebbero i Borromeo come li conosciamo.

Tuttavia, per capire bene la forte presenza dei Borromeo sulle rive del lago Maggiore dobbiamo partire da lontano, nei secoli, scorrere con calma gli intrecci politici e familiari delle varie epoche, districarsi tra le varie corti e famiglie nobiliari che si sono unite e a volte combattute o semplicemente estinte, come nel caso dei Visconti, cui i Borromeo si sono sostituiti nella gestione non solo dei territori ma anche della sponda lombarda e piemontese del lago. Non a caso il simbolo che troviamo in tutte le residenze che punteggiano il paesaggio circostante al lago è formato da tre cerchi intersecati, che sembra rappresenti l'unione tra le famiglie Borromeo, Visconti e Sforza, che nelle varie epoche hanno combattuto per i territori e governato queste terre. Nel caso del lago Maggiore, le fortificazioni a difesa dei territori si trovano ad Arona, con la torre di avvistamento, e nella Rocca di Angera, sul lato lombardo, con il meraviglioso castello visitabile e nelle cui sale sono esposte armature e attrezzature per la difesa del lago, e infine in corrispondenza dell’imbocco del fiume Ticino, una vera e propria via di collegamento per gli eventuali invasori verso la città di Milano.

Ma la storia dei Borromeo non è una storia lombarda o piemontese, bensì toscana, luogo dove tutto ebbe inizio. Una famiglia cattolica (e non a caso lo stemma della famiglia Borromeo racchiude la parola “Humilitas”) nata inizialmente grazie al commercio mercantile e l’attività bancaria a San Miniato (Pisa) con sede a Milano, si espanse a Venezia, Bruges, in Spagna e a Londra, e divenne famosa per aver avuto tra i suoi discendenti ben 7 cardinali ad un soffio dal ruolo di Pontefice, una folta rappresentanza tra vescovi e cardinali (Giberto 1615 – 1672, Edoardo nel 1868) e arcivescovi ( Federico 1564- 1631), imparentati con le più grandi famiglie nobiliari italiane, come gli Arese, i Barberini, gli Odescalchi, i Vitaliani, i Farnese, i Medici, i Della Rovere, in affari con le famiglie dei Visconti, degli Sforza.

Tornando allo stemma nobiliare della famiglia, ricordiamo che è composto da un dromedario prostrato sul cui dorso si trova un cimiero piumato: fu uno dei primi simboli della famiglia e rappresenta pazienza e devozione, mentre l'unicorno è il simbolo del valore politico della famiglia. Il morso, invece, rappresenta la forza data dalla fermezza, mentre il cedro rappresenta la bellezza della flora che adorna i giardini delle proprietà Borromeo.

Ma analizziamo l’amore che questa famiglia ha nutrito da sempre per lo specchio d’acqua che divide le due regioni d’Italia e che tocca anche le sponde della Svizzera. Tutto si deve a Vitaliano Borromeo, grande banchiere della famiglia che - tra il 1439 e il 1440 - ricevette dal Duca di Milano Filippo Mari il possedimento di vari feudi, tra cui quello di Conte di Arona. Nel 1447 la Repubblica ambrosiana guidata da Francesco Sforza acquistò la rocca di Angera, sulla sponda lombarda del lago Maggiore, esattamente davanti ad Arona in possesso dei Borromeo. Qui il Conte Vitaliano caldeggiò l’apertura di trattative per un accordo che, però, non vide mai perché morì il 4 ottobre 1449. Solamente nel 1501, in morte del figlio di Vitaliano, Filippo Borromeo, il successore Lancellotto sposato alla figlia del doge di Genova, Luisa Adorno, acquistò con i vari lasciti familiari l’isola di San Vittore (oggi isola Madre nonché la più grande delle Isole Borromee) e l’isola Bella, la quale era allora soltanto un bellissimo scoglio. Successivamente il cugino Giberto (1615-1672), cardinale nel 1654, investì importanti somme di denaro per la costruzione della residenza sull’isola Bella che, con il suo grandioso palazzo e i suoi giardini a terrazzo, suo fratello Vitaliano (1620-1690) aveva affidato all’architetto Carlo Fontana.

Il resto della grandezza di questi luoghi e dei palazzi Borromei è storia fino ai giorni nostri, passando per i fasti di Napoleone che soggiornò nei palazzi anche per partecipare a battute di caccia sull’isola madre, con tutto lo stuolo di militari e “cortigiani”, non sempre graditi per la loro invadenza e mancanza di pulizia. Pare infatti che la servitù del palazzo si lamentò più volte apertamente per i cattivi odori lasciati dai militari e per il loro comportamento poco educato, che – in alcuni casi – sfociava addirittura in veri e propri danneggiamenti.
Ma una delle epoche d’oro per il territorio del Lago Maggiore fu sicuramente la “belle époque” simboleggiato dall’Orient Express, con le sue fermate a Stresa, i grandi scrittori attratti da questi luoghi magici, fino ad arrivare alle dive di oggi con le sfilate di miss Italia.

Il Lago Maggiore e la storia della Famiglia Borromeo: binomio indissolubile

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