“C’era una volta, sulle acque di un lago incastonato nella nebbia, un…”
Potrebbe essere l’inizio di un racconto o di un film (non tanto) romanzato, ma è la realtà di uno dei misteri del lago Maggiore, unitamente al “mostro marino” di cui si fantastica da tempo. Parliamo della particolare leggenda, risalente al lontano XII° secolo, che aleggia intorno ai castelli fortificati sulle rocce di due delle tre isolette nel comune di Cannobbio, di fronte alle rive di Cannero, denominati “Castelli Malaga” o meglio noti - in dialetto locale - “Castel de Camer”. Nel corso dei secoli queste imponenti e maestose fortificazioni hanno cambiato proprietari e - tra loro – troviamo anche i famigerati “pirati del lago maggiore” ovvero i fratelli Mazzardi. Questi personaggi, originari di Ronco, una frazione di Cannobio, sono noti alle cronache perché - nel XIV° secolo - approfittando della confusione storica dovuta alla guerra tra Guelfi e Ghibellini e sfruttando la debolezza politica ed economica del ducato dei Visconti di Milano, riuscirono a conquistare abilmente i due castelli di Cannero e da lì partirono per le loro scorribande, in lungo e largo, nelle terre adiacenti il lago e nella regione confinante, facendo razzia, con grande violenza, di tutto ciò che trovavano.
Da qui il nome di “pirati”. Questo stato di terrore durò fino al 1414, quando il Duca Filippo Maria Visconti - sollecitato dagli abitanti del lago, esausti e oppressi - prese la situazione in mano e - con il suo esercito - fece cadere i fratelli “pirati”, rase al suolo i castelli e mandò in esilio per 15 anni l’intera famiglia Mazzardi.
E da qui dobbiamo partire per raccontare e capire meglio l’aura dei misteri che avvolgono gli affascinanti Castelli di Cannero, che già per la loro posizione esercitano un fascino particolare. Tra l’altro, nei giorni di fitta nebbia, le fortezze – ben visibili quando si effettua la navigazione in battello sulle acque del lago - con sembrano fluttuare sospese con quella giusta aura di enigma e tenebrosità.
Il primo mistero è legato alle ricchezze in oro presenti nei castelli, che sarebbero state gettate nelle acque del lago dai fratelli Mazzardi, prima della loro resa, e che - ancora oggi - nelle giornate di nebbia brillano dal fondo del lago all’interno dei velieri affondati dalle truppe del Duca di Milano.
Altro mistero che aleggia da queste parti racconta la leggenda dei “piedi pietrificati” in seguito al un rapimento di un ragazzo, a cura dei fratelli Mazzardi, in una delle loro scorrerie e furti, con il fine di “educarlo” al brigantaggio e alla malavita. Questi però, molto devoto e credente, raccolto in un momento di preghiera per i genitori morti, fu avvicinato da uno dei fratelli “pirati”, il quale rimase pietrificato ai piedi. Questo comportò la fuga degli altri fratelli, che – terrorizzati per l’accaduto – fuggirono immediatamente lasciando così libero il ragazzo.
Arriviamo, infine, alla caduta definitiva dei Castelli che - in verità - ripresero la loro vita nel 1519, grazie a Ludovico Borromeo, il quale costruì la Rocca “Vitaliana” in onore del capostipite della nobile famiglia dei Borromeo. Alla Sua morte, però, la fortezza venne definitivamente abbandonata, divenendo preda e dimora di contrabbandieri, malfattori ma anche di innocui e benevolenti pescatori, che - ancora oggi - frequentano le rocce alla ricerca di pesci, unitamente ai turisti e surfisti in cerca di emozioni tra le acque incantate del Lago Maggiore.